(21-02-11) Cultura fa bene a cervello, ippocampo e memoria piu' giovani
(Adnkronos Salute) - La cultura ? il miglior farmaco per il cervello. Nuovi
dati dimostrano infatti che per tenere in forma e in salute la mente bisogna
allenarla, soprattutto migliorando il proprio livello di istruzione. Una
ricerca dell'Irccs Fondazione Santa Lucia di Roma ha documentato l'effetto
positivo dello studio sull'integrit? del cervello, sia dal punto di vista
strutturale che funzionale, in particolare dell'ippocampo, con vantaggio della
memoria. Al grado di istruzione scolastico vanno aggiunte le attivit? svolte
durante l'arco della vita, nonch? il tipo di lavoro, l'impegno mentale
quotidiano e le attivit? ricreative: ? l'insieme di questi fattori che ha un
effetto protettivo del nostro cervello. Lo studio, tutto italiano, si ?
guadagnato la copertina della rivista internazionale sulle neuroimmagini 'Human
Brain Mapping'. Un'accreditata teoria - quella della riserva neuronale - da
tempo sostiene che un individuo maggiormente scolarizzato e con un pi? alto
livello di istruzione, quindi pi? impegnato mentalmente, ? in grado di creare
una sorta di riserva cognitiva che protegge il cervello dai danni causati dai
processi legati all'invecchiamento, come accade nella malattia di Alzheimer. In
altri termini, l'allenamento allo studio e il livello culturale permetterebbero
di accumulare un 'patrimonio' mentale pi? ingente (sia da un punto di vista
della struttura cerebrale che da quello dei contenuti), che poi viene eroso pi?
lentamente dai fenomeni legati all'invecchiamento cerebrale fisiologico e
patologico. Tuttavia, la ricerca svolta in questo settore finora aveva sempre
avuto il limite di fornire una misura piuttosto grezza di questa riserva di
'giovinezza mentale', limitandosi solitamente a valutare l'intero volume
cerebrale. Inoltre, non era stata localizzata con precisione l'area in cui
agisce il processo protettivo. Ora la ricerca della Fondazione Santa Lucia,
utilizzando la tecnica di risonanza magnetica denominata Diffusion Tensor
Imaging (DTI), ha finalmente contribuito a fare luce su questi punti ancora
oscuri. Per l'indagine sono state reclutate 150 persone sane di et? compresa
tra i 18 e i 65 anni ed ? stato chiesto loro di eseguire un complesso e
innovativo esame con risonanza magnetica ad alto campo (3 tesla) che permette
la misurazione di fini variazioni strutturali dei tessuti cerebrali. Uno dei
parametri che ? stato possibile estrarre analizzando le immagini cos? ottenute
? la mean diffusivity, una misura del movimento delle molecole d'acqua
all'interno del cervello che pu? essere considerata un indice qualitativo della
struttura cerebrale. Dai risultati ? emersa una correlazione tra questo
parametro e gli anni di istruzione scolastica. Le persone con un alto livello
di studio hanno mostrato una maggiore compattezza strutturale nell'ippocampo.
Tale area del cervello, situata nella parte mediale del lobo temporale, svolge
un ruolo fondamentale nei processi di memoria a lungo termine ed ? una delle
prime strutture a degradarsi durante le fasi iniziali della malattia di
Alzheimer. "Per la prima volta siamo riusciti a determinare il luogo
all'interno del cervello in cui una pi? ricca attivit? mentale avvia dei
meccanismi protettivi nei confronti della neurodegenerazione", spiega lo
psichiatra Gianfranco Spalletta che ha coordinato lo studio. "Il nostro lavoro
conferma in modo chiaro quello che nel mondo scientifico viene ripetuto da
anni: studiare e stimolare la mente allena il cervello e lo mantiene giovane",
sottolinea Fabrizio Piras, psicologo e ricercatore. "Tutto ci? ci conforta -
aggiunge Carlo Caltagirone, neurologo e psichiatra - perch? ci permette di
avere una posizione realisticamente meno nichilista e di non ritenere
ineluttabile la decadenza cognitiva, anche nei confronti di eventi come
l'invecchiamento del cervello e delle malattie neurodegenerative, compresa la
demenza di Alzheimer. Come si ? visto, allenare con lo studio il cervello e la
mente gioca un ruolo non secondario nella capacit? di resistenza
all'invecchiamento naturale e alle patologie neurodegenerative".
Fonte: univadis.it
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