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Le ricerche di Gerona 2005

(18-03-11) Inquinamento atmosferico trigger di infarto



Per entit? del rischio e prevalenza nella popolazione, l'inquinamento
atmosferico (il traffico, in particolare) si conferma un importante trigger
dell'infarto acuto del miocardio, con un impatto negativo simile a quello di
fattori scatenanti riconosciuti come l'esercizio fisico o il consumo di alcol o
di caff?. E anche altri fattori di rischio minore, ma costantemente presenti,
possono determinare considerevoli conseguenze in termini di salute pubblica.
Sono le conclusioni di una valutazione comparativa di rischio fra trigger di
infarto miocardico a livello individuale e di popolazione svolta da Tim S.
Nawrot, del Centro di Scienze ambientali dell'universit? Hasselt di Diepenbeek
(Belgio), e collaboratori. L'?quipe ha analizzato 36 studi relativi a trigger
non fatali di infarto, allo scopo di calcolare le frazioni di popolazione
attribuibile (Paf), cio? la quota, sul totale degli infarti, attribuibile a una
data causa. A livello individuale, la classifica decrescente dei trigger per
capacit? di provocare un infarto ha visto al primo posto l'uso di cocaina
(aumento di rischio di 23 volte), seguito da pasti pesanti, uso di marijuana,
emozioni negative, sforzi fisici, emozioni positive, rabbia, attivit? sessuale,
esposizione al traffico, infezioni respiratorie, consumo di caff? e, in ultima
posizione, inquinamento atmosferico (aumento di rischio del 5% circa). Ma a
livello di popolazione i dati cambiano completamente, in quanto la prevalenza
di esposizione per trigger ? pari a 0,04% per l'uso di cocaina e a 100% per
inquinamento atmosferico. Infatti il Paf pi? elevato ? stato calcolato per
l'esposizione al traffico (7,4%), seguito dallo sforzo fisico (6,2%), l'alcol
(5,0%), il caff? (5,0%), l'inquinamento atmosferico (4,8%), le emozioni
negative (3,9%), la rabbia (3,1%), i pasti pesanti (2,7%), le emozioni positive
(2,4%), l'attivit? sessuale (2,2%), l'uso di cocaina (0,9%), l'uso di marijuana
(0,8%) e le infezioni respiratorie (0,6%).

Fonte:
Lancet, 2011 Feb 24. [Epub ahead of print]
doctornews33

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