(21-03-11) Cardiochirurgia: occhio a creatinina nel post-intervento
Dopo chirurgia cardiaca l'entit? dell'incremento dei livelli di creatinina si
associa in modo graduale all'aumento del rischio di nefropatia cronica (Ckd)
incidente, di sua progressione e di mortalit?. L'osservazione ? frutto di
un'analisi effettuata da Areef Ishani e colleghi del Minneapolis veterans
affairs health care system su 29.338 soggetti sottoposti a intervento cardiaco:
l'entit? dell'aumento della creatinina dopo la chirurgia ? stata definita
attraverso la variazione percentuale dei livelli di picco rispetto al basale.
Si ? giunti dunque a classificare i pazienti in base all'aumento percentuale
della creatinina in classe I (1-24%), classe II (25-49%), classe III (50-99%),
classe IV (> 100%) e nessuna classe (< 0%). I rischi relativi (relative
hazards) per gli outcome aumentavano insieme agli incrementi dei livelli di
creatinina rispetto ai casi in cui non si verificava variazione dei livelli. I
rischi relativi per gli outcomes avversi sono risultati significativamente pi?
alti subito dopo l'incremento di creatinina e tendevano ad attenuarsi nel
tempo. Tre mesi dopo la chirurgia, le classi I, II, III e IV, in cui si ?
registrato un aumento della creatinina, si associavano a un maggior rischio di
Ckd incidente (rapporti di rischio, Hr: rispettivamente 2,1, 4,0, 5,8 e 6,6),
di progressione dello stadio della Ckd (Hr: 2,5, 3,8, 4,4 e 8,0) e di mortalit?
a lungo termine (Hr: 1,4, 1,9, 2,8 e 5,0). A 5 anni l'entit? delle associazioni
tra classi di variazione di creatinina e rischi era pi? bassa.
Fonti:
Arch Intern Med, 2011; 171(3):226-33
doctornews33
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