(09-05-11) Alto Bmi in giovani: rischio diabete e coronaropatia da adulti
Un elevato indice di massa corporea (Bmi) nell'adolescenza (un valore comunque
ben all'interno del range attualmente considerato normale) costituisce un
fattore di rischio sostanziale per patologie correlate all'obesit? nella mezza
et?. Inoltre, se il rischio di diabete appare principalmente associato a un
aumento del Bmi al momento della diagnosi, quello di malattia coronarica ?
collegato a un Bmi elevato sia nell'adolescenza sia in et? adulta; ci? supporta
l'ipotesi che i processi alla base delle coronaropatie incidenti, in
particolare l'aterosclerosi, abbiano una progressione pi? graduale rispetto a
quelli che portano a un diabete di nuova diagnosi. ? l'esito di un poderoso
studio prospettico guidato da un team statunitense/israeliano sotto la guida di
Amir Tirosh, del Brigham and Women's Hospital di Boston. I ricercatori hanno
coinvolto 37.764 ragazzi apparentemente sani, i quali sono stati seguiti al
Centro di esame periodico dello staff del Corpo d'armata medico israeliano a
intervalli regolari per un periodo medio di 17,4 anni a partire dalla prima
visita effettuata a 17 anni d'et?, con rilevazione di peso e altezza e
valutazione dell'eventuale comparsa di coronaropatia (provata
angiograficamente) o diabete. A un follow-up di circa 650.000 anni-persona, si
sono avuti 1.173 nuovi casi di diabete di tipo 2 e 327 di coronaropatia. In
modelli multivariati aggiustati per et?, storia familiare, pressione arteriosa,
stili di vita e biomarker ematici, un elevato Bmi nell'adolescenza ? risultato
significativamente predittivo sia di diabete sia di coronaropatia. Ulteriori
correzioni per il Bmi in et? adulta hanno abolito completamente l'associazione
del Bmi adolescenziale con il diabete, ma non con la coronaropatia. Dopo
aggiustamento dei valori di Bmi come variabili continue nei modelli
multivariati, un Bmi elevato solo in et? adulta ? apparso significativamente
associato al diabete, mentre Bmi elevati sia nell'adolescenza sia in fase
adulta sono risultati associati in modo indipendente a coronaropatia.
Source:
N Engl J Med, 2011; 364(14):1315-25
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