(26-05-11) Lo studio, feste e incontri con gli amici 'scudo' per la mente
Roma, 26 apr. (Adnkronos Salute) - Un'intensa vita sociale protegge la mente dal declino cognitivo dovuto all'et?. Per mantenere il cervello sano e acuto, infatti, ? utile andare a trovare gli amici, partecipare a feste e cene, e persino andare in chiesa. Lo rivela una ricerca condotta presso il Rush University Medical Center (Usa), pubblicata online sul 'Journal of the International Neuropsychological Society'.Sembra proprio che poter vantare un'agendina ricca di nomi e appuntamenti, possa aiutare a prevenire o a ritardare il declino cognitivo legato al passare degli anni. "E' logico pensare che, quando le abilit? cognitive di qualcuno si riducono, di pari passo diminuiscano anche le probabilit? di uscire e incontrare gli amici, godere di una gita in campeggio, partecipare al club del bridge: se la memoria fa cilecca e il pensiero rallenta, socializzare diventa difficile", nota Bryan James, responsabile dello studio. Per questo il suo team ? stato particolarmente attento nell'indagare sul tipo di legame tra declino cognitivo e socializzazione: il primo potrebbe essere causa di isolamento. "I nostri risultati per? suggeriscono - spiega - che proprio la mancata attivit? sociale porti con s? deficit cognitivi".Insomma, stare da soli fa male alla mente. Lo studio ha incluso 1.138 adulti in media di 80 anni, che partecipano al Rush Memory and Aging Project, una ricerca longitudinale sull'invecchiamento. Ogni volontario ha subito valutazioni annuali, fra cui test neuropsicologici. L'attivit? sociale del gruppo ? stata misurata sulla base di un questionario ad hoc, che teneva conto di uscite al ristorante, partecipazione a eventi sportivi o serate al bingo, gite e viaggi, volontariato, visite a parenti e amici, servizi religiosi. La funzione cognitiva ? stata valutata utilizzando una 'batteria' di 19 prove relative ai vari tipi di memoria (episodica, semantica e di lavoro), cos? come sono state monitorate velocit? di percezione e capacit? visuospaziali. All'inizio delle indagini, tutti i partecipanti erano privi di segni di deterioramento cognitivo. Dopo cinque anni, tuttavia, quelli che erano socialmente pi? attivi hanno mostrato "tassi di riduzione del declino cognitivo" rilevanti, rispetto ai 'lupi solitari'. In media, i pi? 'socievoli' con gli anni sperimentano solo un quarto del tasso di declino cognitivo tipico degli anziani con una vita sociale meno intensa. E questo tenendo conto anche di variabili come l'et?, l'esercizio fisico e salute generale. Dunque la vita sociale ha un ruolo protettivo per la mente, anche se perch? questo accada non ? chiaro, ammettono i ricercatori. Secondo James ? possibile che una fitta rete di scambi interpersonali mantenga in attivit? le reti neuronali, evitando che si 'spengano' per via del mancato utilizzo. In ogni caso, concludono gli autori, sono necessari ulteriori studi per far luce su questo fenomeno.
Fonte: Univadis
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