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Le ricerche di Gerona 2005

(16-07-11) Diabete mellito di tipo 2: il trattamento ipoglicemizzante intensivo riduce il rischio di infarto miocardico non-fatale, ma aumenta




Diabete mellito di tipo 2: il trattamento ipoglicemizzante intensivo riduce il rischio di infarto miocardico non-fatale, ma aumenta il rischio di mortalit? generale

I risultati dello studio ACCORD hanno mostrato che la marcata riduzione dei livelli di glicemia tesi a raggiungere e mantenere i normali livelli di emoglobina glicata ( HbA1c ) riduce il rischio di infarto miocardico non-fatale nei pazienti con diabete mellito non ben controllato, e che sono ad alto rischio di malattia cardiovascolare.
Tuttavia, questa strategia terapeutica aumenta il rischio di mortalit? per qualsiasi causa a 5 anni in questi pazienti.

Lo studio ACCORD ( Action to Control Cardiovascular Risk in Diabetes ) ha coinvolto 10.108 pazienti con diabete mellito di tipo 2 ( HbA1c al basale: maggiore o uguale a 7.5% ) con malattia cardiovascolare o con fattori di rischio cardiovascolare.

Tutti i pazienti sono stati assegnati a ricevere terapia ipoglicemizzante intensiva con obiettivo valori di HbA1c al disotto del 6% ( n=5.057 ), oppure terapia ipoglicemizzante standard con obiettivo valori di HbA1c compresi tra 7 e 7.9% ( n=5.051 ) per un periodo di follow-up di 5 anni.

Dopo un periodo di follow-up medio di 3.7 anni, tutti i pazienti sottoposti a terapia intensiva, sono stati trasferiti a terapia standard a causa di un aumento del 21% del tasso di mortalit? per qualsiasi causa tra i pazienti della terapia intensiva rispetto a quelli in terapia standard.

Prima di passare dalla terapia intensiva alla terapia standard, il rischio di infarto del miocardio non-fatale nel gruppo trattamento intensivo era inferiore del 21% a confronto del gruppo trattamento standard.

E?stato osservato che gli effetti del trattamento intensivo ( minore infarto miocardico non-fatale, maggiore mortalit? generale ) persistevano nonostante il passaggio alla terapia standard.
Al termine dello studio, il rischio di mortalit? per qualsiasi causa era pi? alto del 19% e il rischio di infarto miocardico non-fatale era pi? basso del 18% tra i pazienti che inizialmente avevano ricevuto un trattamento intensivo rispetto a quelli che invece erano stati trattati con terapia standard per l'intera durata dello studio ( p=0.01, p=0.02, rispettivamente ).

Dopo il passaggio alla terapia standard, il livello mediano di HbA1c dei pazienti sottoposti inizialmente a trattamento intensivo ? salito dal 6.4% al 7.2%, raggiungendo lo stesso livello dei pazienti nel gruppo terapia standard. ( Xagena2011 )

Fonte: The New England Journal of Medicine, 2011

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