(09-06-06) Le tre misure della pressione
Al Congresso americano sull'ipertensione la relazione del professor Mancia sui sistemi per controllarla
dal nostro inviato Arnaldo D'Amico
New York
Due volte e mezzo il giro della Terra, oppure un terzo della distanza che ci separa dalla luna o centomila chilometri: questa la lunghezza che si otterrebbe se si potessero mettere in fila tutte le arterie, i papillari e le vene del corpo umano. In questo sconfinato sistema idraulico che distribuisce ossigeno e nutrienti e recupera anidride carbonica e scorie il problema pi? grave che pu? sorgere ? l'ipertensione. Questa, insieme all'arteriosclerosi che in genere l'accompagna, causa, prima o poi, la rottura o la chiusura di una o pi? arterie e danni gravi all'organo in cui queste si trovano, con conseguenze letali se si tratta di cuore, cervello o reni. Il quadro della situazione delle nuove conoscenze acquisite in questo campo ? stato fatto di recente a New York al 25 Congresso della Societ? americana di ipertensione. Qui ? stato invitato a tenere una relazione su uno dei problemi centrali di questa branca della medicina, la variabilit? della pressione, Giuseppe Mancia, direttore del Dipartimento di Medicina dell'Universit? di Milano Bicocca.
"Con la nostra scoperta siamo riusciti a dare un contributo importante e pratico alla cura dell'ipertensione", spiega, "tenendo sotto controllo 2000 ipertesi per oltre 10 anni, abbiamo accertato che tutti e tre i principali sistemi di misura della pressione arteriosa, quello tradizionale operato dal medico, quello fatto dal paziente stesso e quello rilevato automaticamente nelle ventiquattrore, servono ad indicare se la pressione ? entro i limiti di sicurezza. E quindi se la cura ? giusta".
Alcuni di questi tre sistemi erano ritenuti inaffidabili?
"Per ognuno ci sono da sempre delle obiezioni. Perfino per la pressione che viene misurata dal medico, dopo quelle indagini che avevano scoperto la cosiddetta "ipertensione da camice bianco", un aumento della pressione transitorio causato proprio dalla presenza del medico nei soggetti pi? ansiosi. In realt?, misurando la pressione ai nostri duemila pazienti con tutti e tre i sistemi abbiamo visto che nell'arco di dieci anni l'aumento del rischio di avere un infarto o un ictus si realizza quando uno qualunque dei tre sistemi ci rivela una pressione maggiore del normale. Ovviamente l'aumento del rischio ? proporzionale a quanto si superano i canonici valori normali di 120 su 80. Inoltre il rischio cresce ancora se l'ipertensione si conferma con un secondo sistema, fino a diventare il doppio del normale se risulta alla misura del medico, a quella che si fa il paziente a casa e a quella delle ventiquattrore rilevata dalla macchina. Fine delle discussioni quindi: d'ora in poi, qualunque sia il modo in cui si misura la pressione, il suo risultato dovr? essere preso in considerazione per le decisioni del caso".
Novit? sulle cause?
"Finora, nonostante le numerose ricerche fin qui fatte, non sono emerse predisposizioni genetiche importanti. La causa principale dell'ipertensione rimane quindi l'ambiente, sia in termini di stress, sia in termini di stili di vita nocivi come iper-alimentazione, fumo e scarsa attivit? fisica. Anche in questo congresso non mancano le indagini su popolazioni in cui l'ipertensione compare solo quando si trasferiscono nei paesi industrializzati".
E sui farmaci?
"Una novit? riguarda un problema connesso a un grave effetto collaterale di alcuni anti-ipertensivi. ? ormai chiaro che certi farmaci, come i beta-bloccanti e i diuretici, favoriscono la comparsa del diabete. Altri invece, come gli ace-inibitori e l'anti-angiotensina 2 forse, invece, lo ostacolano. I primi per? sono pi? affidabili ed economici. Al medico quindi spetta ora una particolare attenzione nella scelta della cura a seconda del tipo di paziente e del suo rischio di diabete. La seconda novit? riguarda l'aliskiren, un nuovo farmaco anti-renina, diretto quindi contro una delle sostanze con cui il corpo comanda l'aumento della pressione arteriosa. Le applicazioni pratiche e terapeutiche sono ancora lontane. Ma gli studi di cui ? oggetto stanno contribuendo molto a chiarire come funziona il nostro sistema naturale di controllo della pressione con cui l'aliskiren interferisce in modo importante. Di questo sistema, infatti, sappiamo ancora molto poco".
Fonte: repubblica.it
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