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Le ricerche di Gerona 2005

(21-01-12) Ecco perche' il grasso piace, colpa di un gene e papille ad hoc



Milano, 13 gen. (Adnkronos Salute) - Quella per i cibi grassi e ipercalorici ? una passione innata, che si nasconde nella bocca e nel Dna. Un gruppo di scienziati della Washington University School of Medicine, in uno studio pubblicato sul 'Journal of Lipid Research', sostiene infatti che sulla lingua - insieme alle zone deputate a percepire il dolce, il salato, l'amaro, l'acido e il quinto gusto chiamato umami - abitano anche delle papille dedicate agli alimenti 'fat'. Non solo: secondo il team americano, le nostre scelte dietetiche potrebbero essere condizionate da un particolare gene, il CD36, che regola la sensibilit? ai sapori grassi. Pi? questo gene ? attivo, e quindi pi? proteina CD36 viene prodotta, e maggiore ? la sensibilit? al gusto 'fat'. Al contrario, esiste una variante 'pigra' del gene che riduce la sensibilit? ai grassi, spingendo dunque a mangiarne di pi? per soddisfare il palato, ipotizzano i ricercatori. Una mutazione 'sfortunata', ad alto rischio obesit?, che interesserebbe fino al 20% della popolazione: una persona su 5. Lo studio, coordinato da M. Yanina Pepino, ha coinvolto 21 partecipanti con indice di massa corporea Bmi uguale o maggiore a 30, considerati obesi. Attraverso esperimenti ad hoc, ? stato possibile verificare che la lingua umana ? in grado di percepire la componente grassa dei cibi esattamente come accade per i gusti dolce, salato, amaro, acido e umami. Inoltre, ? stato osservato che le persone che producono livelli pi? alti di proteina CD36, rispetto a chi ne fabbrica la met?, sono 8 volte pi? sensibili alla presenza di grassi negli alimenti, cio? la percepiscono con pi? facilit?. Quindi a loro basta mangiarne di meno per alzarsi da tavola felici. Fra le persone studiate ce n'erano alcune con la variante iperattiva del gene CD36, altre con la variante 'pigra' e altre ancora con un'attivit? CD36 intermedia. Ma l'ipotesi dei ricercatori ? che non solo il Dna, ma anche la dieta possa influenzare i livelli della proteina 'antenna' dei grassi. Negli animali ? gi? stato dimostrato, ma sulla base dello studio condotto - precisa Pepino - ? giustificato ritenere che ci? avvenga anche nell'uomo. In sintesi, il circolo vizioso alleato dell'obesit? sarebbe questo: una dieta ad alto tasso lipidico ridurrebbe la sensibilit? del palato ai cibi grassi, 'addormentando' il gene CD36 che cos? produrrebbe meno proteina. Come conseguenza, per soddisfare i propri appetiti l'amante dei cibi grassi dovrebbe aumentare le dosi assunte. Risultato: ulteriori chili di troppo e relativo rischio di infarto, ictus, diabete di tipo 2, tumori, artrite e altro ancora. "Il nostro obiettivo finale ? comprendere come la nostra capacit? di percepire i grassi nei cibi possa influenzare cosa e quanto mangiamo", spiega Nada A. Abumrad, autore senior dello studio Usa e prima scienziata a scoprire il ruolo chiave della proteina CD36 nel metabolismo dei grassi. Intanto, sottolinea la ricercatrice, "in questo studio abbiamo capito una delle possibili ragioni che spiegano la variabilit? individuale della sensibilit? ai cibi grassi. Ora abbiamo bisogno di determinare con precisione come la capacit? soggettiva di percepire i lipidi degli alimenti possa influenzare le abitudini dietetiche, quindi la tendenza a sovrappeso e obesit?".

Fonte: Quotivadis

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