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Le ricerche di Gerona 2005

(20-02-12) Omega-3 dopo l'infarto Utili solo in alcuni casi


Un supplemento a basso dosaggio di questi grassi sarebbe efficace soltanto in donne e diabetici
MILANO - Fanno bene, ma non sempre sono miracolosi. E dopo un infarto, non tutti si giovano degli effetti positivi degli acidi grassiomega-3: soltanto le donne e i diabetici traggono un parziale beneficio dall'uso regolare di supplementi a basse dosi. Lo sostiene una ricerca presentata di recente all'ultimo congresso dell'European Society of Cardiology.
STUDIO - Il trial Alpha-Omega, coordinato da Daan Kromhout dell'universit? di Wageningen in Olanda, ? stato condotto in 32 ospedali olandesi su oltre 4.800 uomini e donne dai 60 agli 80 anni che avevano avuto un infarto in media 4 anni prima dell'inizio dello studio. A caso, sono stati assegnati a utilizzare una fra quattro margarine speciali: un dose giornaliera della prima conteneva 400 milligrammi di acido eicosapentanoico (EPA) e acido docosaexanoico (DHA), che si trovano soprattutto nel pesce; un'analoga dose della seconda margarina apportava 2 grammi di acido alfalinoleico (ALA), derivato da piante oleose (noci, soia); la terza margarina conteneva entrambi i grassi omega-3 vegetali e animali; la quarta non conteneva supplementi di alcun genere. I partecipanti, per pi? di tre anni, hanno utilizzato queste margarine al posto del burro spalmandole sul pane, in dosi giornaliere predefinite; il gusto e l'aspetto delle quattro era identico, e pare che nessuno se ne sia lamentato.
RISCHIO CARDIOVASCOLARE - Al termine della ricerca, che si ? conclusa lo scorso novembre, i ricercatori hanno tirato le fila andando a "contare" il numero di eventi cardiovascolari maggiori (infarto e ictus) e di procedure interventistiche o chirurgiche come angioplastiche o bypass, ma anche verificando se i pazienti erano andati incontro a morte improvvisa, arresto cardiaco o avevano dovuto impiantare un defibrillatore a causa di aritmie pericolose. In generale, l'uso delle basse dosi di omega-3 non ha cambiato granch? la storia clinica dei pazienti: solo donne e diabetici hanno avuto vantaggi parziali. Nelle donne che hanno ricevuto ALA, l'omega-3 vegetale, si ? vista una riduzione del 27 per cento del rischio di eventi cardiovascolari; nei diabetici a cui sono stati dati EPA e DHA, i grassi del pesce, si ? registrata una riduzione del 50 per cento della mortalit? cardiovascolare. Allora, gli omega-3 non servono alla salute del cuore? ?Non ? cos?: esistono molti studi che hanno dimostrato come un supplemento di omega-3 dal pesce in alte dosi, 1-2 grammi al giorno, possa ridurre del 20 per cento la mortalit? per coronaropatie - dice il responsabile dello studio, Daan Kromhout -. Altre ricerche su persone sane hanno anche verificato che basse dosi di EPA e DHA, o semplicemente il consumo di pesce una o due volte alla settimana, sono altrettanto efficaci nel prevenire problemi cardiovascolari. Noi abbiamo voluto provare dosaggi bassi in pazienti ad alto rischio, con un metodo di integrazione gradito ai pazienti, attraverso l'uso di margarina arricchita?.
DOSAGGIO - Basse dosi di omega-3 e pazienti a rischio, insomma, ? un connubio che non funziona: i dosaggi minimi servono a prevenire guai di cuore in chi ? sano, chi ha gi? avuto problemi cardiovascolari deve optare per integratori pi? "ricchi". Proprio dall'Italia, con gli studi del Gruppo Italiano per lo Studio della Sopravvivenza nell'Infarto (GISSI), sono arrivate dimostrazioni in questa direzione: si ? visto infatti che gli omega-3 proteggono dalla morte improvvisa dopo l'infarto e in caso di insufficienza cardiaca, riducendo anche l'eventualit? di aritmie nei pazienti scompensati. Ma si parla appunto di pazienti a rischio che prendevano supplementi ben pi? consistenti rispetto ai 400 milligrammi dati agli olandesi: 1 grammo al giorno, una dose che non si raggiunge facilmente solo mangiando pesce e che gli esperti considerano di fatto una terapia. Lo scarso successo dell'intervento con omega-3 nello studio olandese, poi, secondo Kromhout ha anche un'altra ragione: ?In questi pazienti abbiamo visto un tasso di mortalit? per cause cardiovascolari pari alla met? rispetto all'atteso, probabilmente grazie all'elevatissima aderenza alle cure: il 98 per cento prendeva anticoagulanti, il 90 per cento assumeva antipertensivi, l'86 per cento seguiva una terapia per ridurre il colesterolo. Queste ottime condizioni possono avere "mascherato" gli effetti positivi degli omega-3 a basso dosaggio?.

Fonte: Elena Meli ( corriere della sera.it)
Commento del Dr. Parisi: In questo articolo il titolo ? poco felice! Sarebbe stato meglio dire Omega -3 dopo l' infarto - Utili solo se ad alto dosaggio



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