(02-05-12) Meno cibi sani, pi? antidepressivi
L'indagine sulla salute degli italiani: si rinuncia a frutta e verdura per la crisi, aumentano sovrappeso e cure fai-da-te
MILANO - Si rinuncia a un'alimentazione sana e a fare sport, aumenta l'uso di antidepressivi. ? un quadro pesante quello che emerge dal Rapporto Osservasalute 2011, presentato a Roma, al policlinico Agostino Gemelli, e dedicato allo stato di salute e qualit? dell'assistenza nelle regioni italiane. Ad essere in pericolo ? la nostra salute e la causa principale si chiama crisi economica che porta a dover tagliare voci di bilancio familiare, in primis le "azioni preventive" di base come la buona alimentazione e l'attivit? fisica. Si rinuncia per esempio a frutta e verdura, che diventano un lusso per pochi: per la prima volta dal 2005 si registra un calo del numero di porzioni consumate al giorno (da 5,7% a 4,8%), dato che era rimasto grosso modo stabile fino al 2008; paradossalmente si mangia pi? sano nelle mense, che si confermano principali "fornitrici" di verdure, frutta e ortaggi. Alla base c'? meno disponibilit? economica: secondo il Rapporto, la quota di famiglie a rischio povert? sale a una su quattro.
SUICIDI - Gli italiani cercano risposte rapide al moltiplicarsi dei disturbi, in aumento anche in funzione del carico psicologico legato all'incertezza: spesso lo fanno a spese proprie, per continuare a svolgere le funzioni quotidiane in famiglia e al lavoro. Risulta cos? aumentato il consumo di farmaci antidepressivi (cresciuto di oltre quattro volte in dieci anni, da 8,18 dosi giornaliere per mille abitanti nel 2000 a 35,72 nel 2010). Numerosi studi dimostrano che l'impatto sulla salute di una crisi economica ? forte: potrebbe portare a un incremento dei suicidi e delle morti correlate all'uso/abuso di alcol e droghe. Per quanto l'Italia si collochi tra i Paesi europei a minore rischio di suicidio e il tasso di mortalit? si sia ridotto nel tempo a partire dagli anni '80, rispetto al minimo raggiunto nel 2006 (3.607 casi) nell'ultimo anno preso in considerazione si evidenzia una ripresa del fenomeno (3.799 casi).
TROPPO GRASSI - La salute degli italiani resta tutto sommato buona perch? possono vivere "di rendita", merito per esempio dell'ottima dieta mediterranea. Una rendita che per? rischia di erodersi rapidamente: gli italiani sono sempre pi? grassi (nel 2010 il 45,9% degli adulti ? in sovrappeso, contro il 45,4% del 2009), vecchi (aumentano le persone dai 75 anni in su, che rappresentano il 10% della popolazione contro il 9,8% della scorsa edizione del Rapporto) e soffrono sempre pi? di malattie croniche.
TAGLI - Per di pi? le scelte in ambito di politica sanitaria rischiano di peggiorare le cose. ?Le ultime manovre economiche hanno portato al ridimensionamento dei livelli di finanziamento dell'assistenza sanitaria gi? dal 2012, all'introduzione di ulteriori ticket, a tagli drastici nei trasferimenti alle Regioni e alle municipalit? dei fondi su disabilit?, infanzia e altri aspetti che vanno a incidere sulla nostra salute? dice Walter Ricciardi, direttore di Osservasalute e dell'Istituto di Igiene della Facolt? di Medicina e Chirurgia dell'Universit? Cattolica di Roma. Peraltro i tagli non riducono l?inappropriatezza di molti interventi sanitari (quindi gli sprechi), n? migliorano la qualit? delle cure, anzi appesantiscono ancor pi? le liste di attesa. Nel triennio 2007-2010l?effetto dei tagli ai servizi e ai farmaci ha portato a una diminuzione del 3,5% della spesa pubblica per i farmaci, determinando per? un incremento della spesa privata per i soli farmaci del 10,7%. E nel futuro sar? sempre peggio: ? stimato in 17 miliardi di euro nel 2015 il gap cumulato totale tra le risorse necessarie per coprire i bisogni sanitari dei cittadini e i soldi pubblici, che presumibilmente il SSN avr? a disposizione.
SPESA SANITARIA - La spesa sanitaria pubblica in rapporto al PIL, a livello nazionale, prosegue la sua crescita, passando dal 6,07% nel 2002 al 6,87% nel 2008. Si conferma anche la forbice Nord-Sud: la spesa va da un massimo di 10,46% della Campania a un minimo di 5,24% della Lombardia. La spesa italiana per la sanit? ? inferiore a quella di altri Paesi come Gran Bretagna, Germania e Francia, ma il suo valore ? comunque allineato alla media dei Paesi Ocse. Anche nel 2010 il Sistema sanitario nazionale si conferma "in rosso" per 2,325 mld di euro. Dall'indagine arriva per? un giudizio positivo in merito al funzionamento degli ospedali. Diminuiscono anche i giorni trascorsi inutilmente in ospedale: la degenza media, sostanzialmente stabile da anni, nel 2009 mostra un lieve decremento rispetto all'anno precedente (da 6,8 a 6,7 giorni). Per quanto riguarda poi la trasparenza delle Aziende ospedaliere sul fronte liste d'attesa, nel 2011 solo il 44% di esse pubblica online i dati. In tal senso regioni pi? virtuose sono a pari merito Piemonte e Friuli Venezia Giulia.
POPOLAZIONE - Il Rapporto analizza anche l'andamento della popolazione italiana: si riscontra un aumento rispetto al biennio 2008-2009 imputabile sostanzialmente alla componente migratoria. Le regioni che non crescono sono Basilicata (-2,6?) e Molise (-1,6?). Il tasso di fecondit? totale ? passato da 1,42 del 2008 a 1,41 del 2009 e le prime stime sul 2010 sembrano confermare questo trend. Il Rapporto mostra la tendenza incessante all?invecchiamento della popolazione italiana. Nel 2010 la popolazione in et? 65-74 anni rappresenta il 10,3% del totale, e quella dai 75 anni in su il 10%. Aumentano gli anziani soli: oltre uno su quattro (28,3% della popolazione con 65 anni e oltre) viveva solo nel 2009 (rispetto al 27,8% del 2008). La Liguria presenta il valore massimo (34,1%), le Marche quello pi? basso (22,9%). Migliora la speranza di vita: nel 2010 la speranza di vita alla nascita ? di 84,4 anni per le donne e 79,2 anni per gli uomini. Nelle Marche gli uomini vivono pi? a lungo (80,1 anni), mentre per le donne ? la provincia autonoma di Bolzano (85,5 anni) quella con la sopravvivenza media maggiore.
SOVRAPPESO - Continua a crescere, anche se di poco, la percentuale di italiani che ha problemi con la bilancia: nel 2010 oltre un terzo della popolazione adulta (35,6%) ? in sovrappeso, mentre una persona su dieci ? obesa (10,3%). Nel periodo 2001-2010, ? aumentata sia la percentuale di coloro che sono in sovrappeso (33,9% vs 35,6%) sia quella degli obesi (8,5% vs 10,3%). Confermata la differenza Nord-Sud: le regioni meridionali presentano pi? persone in sovrappeso (Molise 41,8%, Basilicata 41%) e obese (Basilicata 12,7%, Puglia 12,3%) rispetto alle regioni settentrionali (sovrappeso: PA di Trento 30,9% e Lombardia 31,4%; obese: PA di Trento e Liguria 7,8%).
ALCOL E FUMO - Siamo ben lontani dalla vittoria nella lotta all?alcol. La percentuale dei consumatori a rischio ? pari al 25% degli uomini e al 7,3% delle donne; tra gli 11-18enni tale percentuale raggiunge, nel 2009, il 17,7% dei maschi e l?11,5% delle femmine. Nonostante le campagne anti-tabagismo e un?aumentata consapevolezza dei rischi, nel nostro Paese fuma ancora una persona su 4, perlopi? giovani di 25-34 anni. Gli uomini smettono pi? delle donne: nel 2010 fuma il 29,2% uomini, circa 2 punti percentuali in meno rispetto al 2001; invece le donne non smettono di fumare, la percentuale di fumatrici si mantiene invariata (16,9% sia nel 2001 sia nel 2010). Il vizio ? diffuso, soprattutto, tra i soggetti di 25-34 anni (uomini 39,7%; donne 24,4%).
MALATTIE DEL CUORE - La mortalit? per malattie ischemiche del cuore (in primis infarto e angina pectoris) rappresenta ancora la maggiore causa di morte (circa il 13% della mortalit? generale e il 33% del complesso delle malattie del sistema circolatorio). Tali malattie colpiscono quasi il doppio degli uomini rispetto alle donne. Circa il 28% dei decessi nel nostro Paese ? dovuto al cancro e, a causa dei processi di invecchiamento della popolazione, un numero crescente di individui ha la probabilit? di contrarre la malattia nel corso della vita. Nella fascia 0-64 anni, il tumore del colon-retto (al Centro-Nord) per gli uomini e il tumore della mammella per le donne sono quelli a pi? elevata incidenza.
Fonte: Redazione Corriere Salute RAPPORTO OSSERVASALUTE 2011
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