(25-06-12) 'Scattata' la fotografia del diabete al femminile in Italia
Milano, 14 giu. (Adnkronos Salute) - Sono oltre 1,5 milioni le donne con diabete in Italia. Rispetto agli uomini con la stessa malattia sono meno giovani, malate da pi? tempo e pi? obese. E' quanto emerge dal primo rapporto sulle differenze uomo-donna con diabete, presentato oggi a Milano dal Gruppo donna dell'Associazione medici diabetologi (Amd). Le donne presentano un profilo di rischio cardiovascolare peggiore e risultati pi? sfavorevoli. Tanto che i medici ipotizzano una diversa risposta di genere ai farmaci e ai trattamenti, e differenze biologiche nello stesso sviluppo della malattia e delle sue complicanze.
Rispetto agli uomini, le connazionali con diabete sono meno giovani (il 30% delle donne contro il 20% degli uomini ha un'et? superiore a 75 anni) e in media hanno 68,4 anni contro i 65,7 degli uomini. Inoltre, le donne hanno in media il diabete da pi? tempo: 11,1 anni contro 10 anni per gli uomini. Anche per quanto riguarda l'obesit? la situazione femminile risulta sfavorevole: non solo l'indice di massa corporea (Bmi) medio ? superiore (30,2 contro 29,2 degli uomini), ma le donne gravemente obese sono quasi il doppio rispetto agli uomini: il 18,8% contro il 10,1%.
Tra le persone con diabete, le donne che fumano sono meno degli uomini; precisamente ? fumatore un uomo su 5, mentre tra le donne solo una su 10 ha questa abitudine, nonostante sia ormai nota la stretta correlazione tra fumo di sigaretta e rischio di complicanze microvascolari, soprattutto per chi soffre della malattia
L'obiettivo che ci siamo prefisse nella compilazione della prima edizione degli Annali di genere - spiega Mariarosaria Cristofaro, coordinatrice del Gruppo donna Amd - ? quello di tracciare un quadro ampio dell'assistenza, della prevenzione e delle cure erogate ai pazienti uomo e donna, per capire quali sono i bisogni comuni e quali invece quelli genere-specifici. Questa fotografia fornisce un'immagine reale del mondo del diabete: i dati esaminati riguardano circa un sesto degli italiani che soffrono della malattia: le donne analizzate sono pi? di 188.000, oltre il 12% della popolazione femminile con diabete".
Dallo studio, in particolare, emerge che non vi sono differenze significative per quel che riguarda il numero di persone con diabete che effettuano la misurazione, almeno una volta l'anno, dell'emoglobina glicosilata (HbA1c), il parametro che valuta se la malattia ? sotto controllo: le percentuali sono estremamente elevate, superiori al 90%, sia per gli uomini sia per le donne. Lievi differenze tra i generi si riscontrano invece per quanto riguarda altri esami specifici, come il controllo del profilo lipidico (colesterolo e trigliceridi) e della pressione arteriosa, entrambi indicatori strettamente legati al rischio cardiovascolare.
Le donne che effettuano almeno una volta l'anno questi esami sono un po' meno rispetto agli uomini: 72,4% contro 74,1% per il controllo del profilo lipidico, e 78,4% contro 79,1% per la misurazione della pressione arteriosa. "Questi dati, pur se non drammatici, devono far riflettere soprattutto in relazione al fatto che una donna con diabete ha un rischio maggiore di infarto di 3-5 volte, e di malattie al cuore e disturbi della circolazione di 3 volte, rispetto a una donna non diabetica di pari et? e peso, mentre nell'uomo con diabete questi rischi aumentano 'solo' di 2 volte", spiega Valeria Manicardi, consigliere del Gruppo donna Amd.
Le donne hanno la peggio anche per quanto riguarda il grado complessivo di controllo della malattia: il 58%, rispetto al 54% degli uomini, non raggiunge un buon controllo metabolico. Ci? vuol dire che l'HbA1c risulta superiore al 7%, valore stabilito dalle linee guida come obiettivo da raggiungere per prevenire le complicanze della malattia. Anche i valori del colesterolo e della pressione risultano pi? elevati: il colesterolo Ldl ? in media 112,5 mg/dl nelle donne contro 106,6 mg/dl nell'uomo; le donne con valori pressori superiori a 140/90 mmHg sono il 58,1%, contro il 56,1% degli uomini. "Soprattutto, le donne con valori di Ldl - fattore di rischio cardiovascolare di primaria importanza - inferiori a 100 mg/dl sono sistematicamente di meno (-7%) alla diagnosi e durante la malattia", aggiunge Manicardi.
Da cosa dipendono queste differenze? "Non possiamo di certo imputarle a una diversa cura e assistenza riservata alle donne", afferma Maria Franca Mulas, consigliere del gruppo donna Amd. "Dalla nostra indagine emerge s? qualche dato a sfavore delle donne, ma di entit? contenuta, pi? in relazione all'assiduit? dei controlli che alla intensit? dei trattamenti. Inoltre, un attento esame della cura del diabete con i farmaci, divisa per generi, ha rivelato che il tipo di trattamento farmacologico, le classi di farmaci usate, le terapie combinate, sono uguali per l'uomo e per la donna. Non si evidenziano quindi diversit? nella qualit? della cura, ma nonostante questo la donna ottiene risultati peggiori", prosegue.
Per Titti Suraci, consigliere del Gruppo donna Amd, ? possibile che la peggiore situazione delle donne con diabete possa dipendere "da una diversa risposta di genere ai farmaci e ai trattamenti. Possono inoltre esistere altre differenze biologiche nello stesso sviluppo della malattia e delle sue complicanze; tendiamo ad escludere, invece, che fattori come l'aderenza, e la persistenza in terapia, in pratica il prendere i farmaci con regolarit? e nelle dosi indicate, abbiano un ruolo, in quanto le donne, ? stato pi? volte dimostrato, hanno in genere una migliore attenzione alla salute e alle cure prescritte".
I risultati della riocerca, ad avviso della coordinatrice delle donne Amd Mariarosaria Cristofaro, "offrono sicuramente molti spunti e aprono una nuova visione dell'assistenza: le differenze di genere emerse ci devono far riflettere sulla necessit? di 'personalizzare' la cura, ad esempio intensificando il trattamento fino a ottenere i risultati desiderati per i maggiori fattori di rischio cardiovascolari, in particolare nelle donne. Il primo rapporto degli Annali Amd dedicato alle differenze di genere - conclude - fornisce quindi un'ottima base per le analisi della prossima edizione 2012, che la comunit? diabetologica attende gi? con vivo interesse".
Fonte: Quotivadis
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