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Le ricerche di Gerona 2005

(06-09-12) Effetto yo-yo con le diete a basso contenuto di grassi



Per mantenere la perdita di peso, meglio optare per
una riduzione dei carboidrati o dell'indice glicemico dei cibi
Si sudano sette camicie per perdere i chili di troppo e poi dopo qualche mese eccoli di nuovo l?, magari con gli interessi. ? l'odiato effetto yo-yo, sperimentato probabilmente da chiunque si sia mai messo a stecchetto con il cibo. Ma ? possibile che il tipo di dieta scelta influenzi la probabilit? di recuperare il peso perduto? Fermo restando che la vera dieta dimagrante ? un'alimentazione bilanciata ipocalorica che non riduca troppo nessun nutriente, uno ricerca statunitense pubblicata sulla rivista Jama dimostra che effettivamente con certi regimi di mantenimento si rischia di pi? l'effetto yo-yo.
STUDIO ? La ricerca ? stata condotta su 21 persone in sovrappeso od obese che avevano perso dal 10 al 15 per cento con una ?dieta d'attacco? e poi avevano iniziato a seguire tre diversi tipi di alimentazione di mantenimento, in maniera casuale e ciascuna per 4 settimane: una a basso contenuto di grassi (60 per cento dell'energia dai carboidrati, 20 per cento dai grassi, 20 per cento dalle proteine), la seconda a basso indice glicemico (con una distribuzione fra carboidrati, grassi e proteine pari a 60-40-20 per cento rispettivamente), l'ultima a bassissimo contenuto di carboidrati (10 per cento, con il 60 per cento dai grassi e il 30 per cento dalle proteine). A tutti sono stati misurati i livelli di alcuni ormoni (come leptina e cortisolo) e di componenti della sindrome metabolica (tra cui glicemia, pressione, colesterolo), ma anche la spesa energetica a riposo e la spesa energetica totale, indicative di come funziona il metabolismo in generale. I risultati indicano che quest'ultimo parametro varia non poco nei tre regimi considerati: il declino maggiore della spesa energetica, a riposo e totale, si ha soprattutto con la dieta a basso contenuto di grassi ed ? invece minimo con quella con pochissimi carboidrati (che per? vien da chiedersi come sia umanamente possibile seguire senza impazzire).
SPESA ENERGETICA ? ?La differenza ? di circa 300 calorie al giorno, pari a quanto si consuma con un'ora di attivit? fisica moderata ? spiegano gli autori ?. Una delle spiegazioni per il fallimento di molte diete nel lungo termine ? che la perdita di peso induce adattamenti biologici, come la riduzione della spesa energetica dell'organismo e l'aumento dell'appetito, che portano a recuperare i chili persi?. In sostanza, dopo un periodo di ferrea disciplina alimentare per perdere peso il metabolismo rallenta e spende meno energie: con la dieta di mantenimento a basso contenuto di grassi la tendenza del metabolismo ad ?addormentarsi? ? pi? marcata rispetto agli altri regimi messi sotto esame, quindi gli autori suggeriscono che nel lungo periodo sia pi? opportuno tenere sotto controllo l'indice glicemico dei cibi (visto che la dieta quasi priva di carboidrati ? poco realistica e pure troppo squilibrata) mantenendo un ragionevole apporto di tutti i nutrienti piuttosto che privarsi quasi completamente dei grassi. ?Tutto questo significa che una caloria non ? ?semplicemente? una caloria, dal punto di vista metabolico: conta parecchio se arriva da carboidrati, grassi o proteine. Mantenere il peso raggiunto dopo una dieta sar? pi? semplice e probabile se si scelgono regimi alimentari che hanno un effetto positivo sulle modifiche biologiche avverse che si accompagnano al dimagrimento, come il rallentamento del metabolismo. Ridurre troppo i grassi non ? la strada giusta per riuscirci?, concludono i ricercatori.

Fonte: Elena Meli
Corriere.it

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