(12-12-12) E' scontro sul metodo Zamboni
Sempre pi? controversi gli studi sull'insufficienza venosa cerebrospinale cronica (o Ccsvi) e il suo ruolo nella sclerosi multipla. Sono passati quasi dieci anni da quando Paolo Zamboni, chirurgo vascolare dell'Universit? di Ferrara, ha osservato che i malati di sclerosi multipla avrebbero, pi? spesso dei sani, restringimenti delle vene azygos e giugulari e che ci? contribuirebbe alla patologia. E' stato presentato a Lione lo studio Cosmo, il pi? ampio studio condotto per capire se esista o meno una correlazione fra Ccsvi e sclerosi multipla.
Lo studio, tutto italiano, ha coinvolto quasi 1800 persone di cui circa 1200 pazienti con sclerosi multipla, pi? di 350 controlli sani e pi? di 200 pazienti con altre malattie neurologiche, sottoposti a ecodoppler in 35 centri in tutta Italia. Uno sforzo considerevole, tutto finanziato dall'Associazione Italiana Sclerosi Multipla, che ha prodotto dati netti: il tasso di presenza della Ccsvi ? molto basso nei pazienti con sclerosi multipla e altre malattie neurologiche (poco pi? del 3% in entrambi i casi) e assai simile nelle persone sane (poco pi? del 2%). ?La Ccsvi ? un fenomeno residuale, una variante della normalit?: il fatto di trovarla nei sani ci spinge a studiarla, certo, ma non in relazione alla sclerosi multipla - commenta Giancarlo Comi, coordinatore dello studio Cosmo - Il rigore metodologico dello studio toglie ogni dubbio: i sonologi che hanno effettuato i test sono stati formati appositamente e non sapevano se il paziente che avevano di fronte fosse malato o meno. Una volta emesso il loro referto, l'esame ? stato letto in cieco, senza sapere cio? a chi si riferisse il test, da una commissione centrale di tre medici: uno dei massimi esperti europei di sclerosi multipla, il presidente della Societ? italiana di Neurosonologia ed emodinamica cerebrale e il presidente della Societ? italiana interdisciplinare vascolare. Valeva il responso della maggioranza, inoltre tutti gli esami sono ancora a disposizione della comunit? scientifica, per chiunque li voglia rivalutare?.
Paolo Zamboni commenta: ?Credo che i dati siano pi? deboli di quanto possa sembrare, innanzitutto perch? il modo migliore per avvalorare l'efficacia dell'ecodoppler sarebbe stato non far interpretare il test da esperti, ma piuttosto metterlo a confronto con i risultati di un altro esame oggettivo, considerato gold standard per lo studio delle vene, ovvero la flebografia con catetere. In questo modo si ? solo evidenziato che l'ecodoppler ? scarsamente riproducibile?
Fonti
edott
Salute del Corriere della Sera del 28 ottobre, pag. 48.
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