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Le ricerche di Gerona 2005

(23-12-12) Sedentario, grasso e con licenza media, identikit diabetico in Italia



Roma, 7 nov. (Adnkronos Salute) - In Italia vivono 2 milioni e 970mila diabetici, il 4,9% della popolazione. La malattia preferisce i sedentari: 8 persone su 100 che non praticano nessuna attivit? fisica sono infatti colpite dalla patologia, contro solo l'1% degli sportivi. I grandi obesi presentano un rischio di sviluppare il diabete superiore di 60 volte rispetto a chi si mantiene in forma. Inoltre, il titolo di studio svolge un ruolo protettivo: tra i laureati la diffusione della malattia ? di 5 volte inferiore rispetto a chi ha solo la licenza media.
? questo l'identikit del paziente diabetico italiano, tracciato dall'Italian Barometer Report 2012, documento prodotto dall'Italian Barometer Diabetes Observatory (Ibdo) di Villa Mondragone dell'universit? di Tor Vergata e presentato oggi in Senato.
"La lotta al diabete assorbe il 9% della spesa sanitaria italiana annuale ? spiega Renato Lauro, presidente dell'Osservatorio e Rettore dell'universit? di Tor Vergata di Roma ? pesando sulle casse statali per 9,22 miliardi di euro, 2.660 euro per ogni paziente. Il che significa 1,05 milioni di euro all'ora. Anche se si tratta di uno dei dati pi? bassi d'Europa, come confermato recentemente dalla London School of Economics, rimane comunque una cifra importante. Soprattutto se consideriamo che entro il 2030 i malati aumenteranno del 23%". L'arma migliore per combattere la patologia, che uccide ogni anno 27.000 italiani tra i 20 e i 79 anni, rimane la prevenzione. Seguire cio? stili di vita adeguati.
"Una dieta bilanciata, l'esercizio fisico e il controllo del peso riducono del 50% il rischio di essere colpiti dal disturbo ? commenta Antonio Tomassini, presidente della XII Commissione Igiene e Sanit? del Senato ? In questo modo si possono ottenere grandi risultati anche dal punto di vista economico, grazie a iniziative la cui attuazione ? fattibile perch? poco costosa. Soprattutto se si considerano le spese derivanti dai ricoveri per complicanze. L'80% delle persone affette da diabete muore, infatti, a causa di problematiche cardiovascolari, da due a quattro volte pi? frequenti in chi soffre di questo disturbo metabolico. Inoltre, sono soprattutto le conseguenze pi? gravi come infarto, ictus, scompenso cardiaco e morte improvvisa a interessare con maggior frequenza i diabetici, che si vedono 'derubati' in media di 5 ? 10 anni di vita".
Diventa quindi fondamentale anche il buon controllo della patologia, da attuare subito dopo la diagnosi. "Un trattamento precoce e intensivo dei principali fattori di rischio ? aggiunge Agostino Consoli, coordinatore del Report 2012 e Ordinario di Endocrinologia all'universit? di Chieti ? come glicemia, ipertensione e colesterolo alto, riduce del 50% il rischio di gravi complicanze e di morte a distanza di 13 anni. Malgrado la gestione della malattia sia complicata, il modello di cura italiano ? comunque particolarmente efficiente. L'assistenza diabetologica negli altri Paesi europei ? infatti a carico soprattutto dei medici di famiglia. Da noi accade il contrario: ? presente una rete diffusa di strutture specialistiche, in grado di fornire assistenza a oltre il 50% dei malati".
"Il Barometer Report 'La pandemia del diabete e il suo impatto in Italia' vuole essere un punto di riferimento sulla patologia ? spiega Antonio Nicolucci, coordinatore del Data Analysis Board dell'Osservatorio ? Illustra il valore della prevenzione e descrive la sorprendente portata economica, sociale, clinica e politica che ha il diabete in Europa e in Italia. E' fondamentale diagnosticare il diabete in fase precoce, prima che si verifichino complicanze. Cosa che al momento nel nostro Paese non avviene sempre: solo il 20% delle persone a cui viene diagnosticato il diabete, infatti, non ha complicanze. Questo significa che arriviamo troppo tardi".

Fonte: Quotivadis

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