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Le ricerche di Gerona 2005

(07-01-13) Diabete in aumento tra le donne



Il diabete ? in aumento ovunque nel mondo a un ritmo incessante e, solo in Italia, l'Istat (dati 2011) registra che ne soffre il 4,9% della popolazione. A inizio secolo la percentuale si fermava sotto il 3. Si stima poi un altro 3% di sommerso, specie al Sud.
Il rapporto del Gruppo donna dell'Associazione Medici Diabetologi (Amd), stima che oltre un milione e mezzo di donne italiane siano diabetiche. La fotografia al femminile rivela pure che, rispetto al sesso forte, l'et? media ? pi? alta: 68,4 anni contro i 65,7 dei maschi, che la malattia dura da pi? tempo (11 anni contro i 10 degli uomini), e che la condizione femminile ? penalizzata anche sul fronte obesit?: le donne oversize sono il doppio rispetto agli uomini gravemente obesi (18,8 contro 10,1%o). Ma anche il controllo della malattia ? meno soddisfacente, dal momento che il 58% delle donne rispetto al 54 degli uomini non riesce a raggiungere una buona condizione metabolica (HbAc1 superiore al 7%, colesterolo e pressione pi? elevate). ?Pur se non drammatici, questi dati fanno riflettere - commenta Valeria Manicardi, consigliere del Gruppo Donna - una diabetica ha un rischio maggiore di infarto di 3-5 volte, rispetto a una coetanea non diabetica?.
L'ambiente lavorativo e il profilo sociale incidono anch'essi sul diabete. L'ipotesi la fa uno studio condotto dal dipartimento-diabete dell'universit? di Lisbona, secondo cui le persone affette da diabete, consapevoli e interessate alla propria malattia, e senza conflittualit? sul posto di lavoro, avrebbero un miglior controllo della glicemia e, quindi, metabolico. D'altronde, la conferma del diabete espressione di una patologia "sensibile" al background socio-economico, risulta anche dalle conclusioni dello studio sul confronto tra un gruppo di pazienti residenti in zona rurale e un altro appartenente all'area urbana: coordinato dall'?quipe di Christelle Burnot del service d'Endocrinologie dell'universit? di Clermont Ferrand fa emergere una condizione penalizzante per gli abitanti di aree isolate, di fatto curate meno e peggio.

Fonte: edott.it

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